Architettura & Ambiente
Il rinnovato Santuario di S. Francesco d
La nave
e il suo timoniere
di Sandro Benedetti
Per la nuova costruzione due vincoli precisi - un
invaso che fosse lungo e stretto ed un'elevazio-
ne da limitare entro la quota dell'orto esistente,
in modo da non creare impatto con le costruzio-
ni attigue - limitavano il progetto già dalla sua
nascita. Ma, spesso, proprio dalla necessità più
banale può nascere quello spunto originale,
impensato: quell'idea che difficilmente potreb-
be scaturire se le complessità non ne influen-
zassero - in maniera stramba e bizzarra - la sorte.
La storia della nascita del santuario di San Fran-
cesco di Paola è la vicenda di come le difficoltà,
abilmente aggirate con uno stratagemma pro-
gettuale, siano state superate e fatte risultare
alla stregua di originali e insolite caratteristiche
L a particolare conformazione del
sito scelto da S. Francesco da Pa-
ola, in cui si è sviluppato nei vari
secoli il complesso architettonico attuale,
poneva al nuovo progetto difficoltà parti-
colarissime di localizzazione della Nuo-
va Basilica, questo sia per l'importante
aspetto storico ed architettonico delle ar-
chitetture esistenti, sia per le caratteristi-
che ambientali che determinano i "carat-
teri del luogo".
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La soluzione scelta è stata quella di inse-
rire la nuova fabbrica sul retro dell'attua-
le complesso, nell'area libera esistente tra
il blocco volumetrico consolidato (com-
prendente la Chiesa, le Residenze dei Pa-
dri, la Biblioteca) e la collina che delimita
la vallata entro cui il tutto è accolto. Si è
andati quindi a costruire su di un'area
libera, retrostante rispetto alle strutture
edilizie storiche. In questo modo si veni-
va a risolvere sia il problema della conti-
guità tra la nuova e la preesistente chiesa
- con una facile loro connessione funzio-
nale -, sia quello di non alterare né l'am-
biente architettonico consolidato, né quel-
lo naturale retrostante.
Il necessario rapporto che la soluzione
architettonica doveva avere con l'evento
religioso si presentava non poco proble-
matico; innanzi tutto per la dimensione -
necessaria ad accogliere contemporanea-
mente le migliaia di fedeli - quindi per i
particolari vincoli posti dal sito e dalla
Acqua, fuoco, terra. Sono i tre
elementi che nella nuova
Basilica vengono idealmente
richiamati e che fungono da
segnali metaforici della vita di
S. Francesco di Paola
La struttura liturgica assembleare della nuova Basilica
Pianta a quota + 2.00
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connessione col Santuario. Questi temi, oltre ad imporre
contiguità e complanarità con la nuova aula rispetto al
circuito cultuale esistente, onde non obbligare i fedeli a
faticose salite negli spostamenti tra le varie parti del Santua-
rio, imponevano due vincoli precisi. Il primo era la defini-
zione di un invaso per la nuova costruzione stretto e lungo,
onde non "entrare" con lo sbancamento nella pendice della
collina posta alle spalle del Santuario; il secondo una eleva-
zione da limitare entro la quota dell'orto esistente, per non
avere un volume tale da creare impatto rispetto alle preesi-
stenti costruzioni contigue. Tutte queste "difficoltà" sono
state superate e aggirate con uno stratagemma e così, alla
fine, sono diventare "caratteristiche insite del nuovo orga-
Nel settembre '98 mi venne chiesto un
parere di fattibilità in relazione al
progetto architettonico della Basilica di
S. Francesco da Paola. Contrariamente
a quanto succede solitamente, tale pare-
re preventivo non era teso a tranquilliz-
zare i miei clienti riguardo a particolari
complessità del sistema statico, quanto
alla possibilità di industrializzazione del
progetto stesso. In esso si individuano
quattro differenti strutture, ognuna delle
quali caratterizzata da profonde peculia-
rità costruttive. Fra tutte, il doppio corpo
chiesa palesava un'autentica sfida rivol-
ta a materiali il cui sistema produttivo
non contemplasse la modellazione pla-
stica.
Copertura principale della chiesa
È composta da due distinti corpi simme-
tricamente disposti rispetto al centro del-
l'edificio, su cui è posto il tiburio.
Ogni corpo è composto da due strutture
distinte. La prima, quella di copertura, é
la più semplice e caratterizza l'esterno
dell'edificio. Le travi bifalda che ne com-
pongono la struttura principale, creano con
il loro intradosso curvo, insistendo su una
pianta diforma trapezoidale, la traccia prin-
cipale della volta inferiore troncoconica ir-
regolare. Proprio quest'ultima, realizzata
con una struttura caratterizzata da travi
diagonali, si incrocia nei punti caratteristici
dell'intradosso delle principali e lascia, al
centro delle volte, uno squarcio attraverso il
quale si intravvede la struttura sovrastante.
Tutte le diagonali spiccano dal tavolato che
controssoffitta la volta, formando costola-
ture in rilievo di circa 20 cm. Dai lati della
copertura, finestre a mezzo sesto si innesta-
no nella volta principale. Dalla descrizione
appare evidente che le difficoltà si concen-
travano tutte sulla volta che, non essendo
cilindrica ed essendo realizzata da travi
diagonali, generava andamenti elicoidali
sulle travi che la componevano. Inoltre l'ir-
regolarità del tutto
avrebbe richiesto la re-
alizzazione di oltre cen-
to letti di pressaggio per
l'incollaggio delle travi
curve, ognuna con diffe-
rente raggio. La solu-
zione è stata ottenuta
mediante una mediazio-
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ne resa possibile dallo studio approfondito
degli elementi e dalla collaborazione del-
l'arch. Benedetti, progettista dell'opera.
Lo studio generale è stato condotto utiliz-
zando Autocad 2000 in geometria solida.
Una volta realizzate le orditure in pianta ed
averle estruse ad un 'altezza qualsiasi, sono
state modellate ali 'estradosso mediante pia-
ni di taglio, all'intradosso mediante la sot-
trazione del tronco di cono, costruito sui
punti caratteristici degli intradossi curvi
delle travi principali. Con una serie di altre
operazioni simili alle precedenti si è ottenu-
ta l'esatta rappresentazione solida dell'in-
tera struttura. Ricavati quindi tutti gli ele-
menti, sono stati composti in letti di pres-
saggio che presentassero difformità nella
sovrapposizione inferiori a 4
cm, riducendo cosi a 20 il loro
numero. L'ultima difficoltà da
superare era l'andamento elicoi-
dale dell'intradosso delle travi e
la relativa realizzazione delle fre-
sature ai lati che accogliessero il
tavolato del controssoffitto. L'eviden-
te impossibilità di realizzazione
in stabilimento ci ha fatto op-
tare per una soluzione più
"artigianale". Abbiamo
affidato ad uno dei nostri
migliori e più pazienti montatori
l'opera, con l'incarico di realizzare le fini-
ture delle travi curve in cantiere.
Oltre alla strumentazione adeguata gli è
stato fornito una sorta di manuale nel quale
erano riportate le finiture ideali di ogni pez-
zo; la direttiva era di compensare l'errore
sulla distanza delle fresature dall'intrados-
so lasciando quest'ultimo pia-
no. Il giusto equilibrio fra tec-
nologia ed artigianato ha por-
tato ad un risultato oggettiva-
mente straordinario.
Tiburio
Al centro dell'edificio svetta
il tiburio che, con i sui 12.30
m di altezza, sovrasta ogni
edificio circostante. Dai tre
vertici della pianta a forma triangolare,
partono tre ordini di archi. Il primo, a
tutto sesto, posto in corrispondenza delle
mediane, disegna la costolatura interna,
gli altri due, posti sul perimetro e sovrap-
posti, tracciano il profilo delle vetrate.
Queste tre specchiature ad arco acuto di
80 mq cadauna, ospitano altrettante ve-
trate artistiche realizzate dal Maestro Gio-
vanni Hejnal. La struttura principale vie-
ne completata da due ordini di travi che
collegano il colmo di entrambi gli archi
perimetrali con il corrispettivo degli ar-
chi mediani. Sebbene l'aspetto architetto-
nico dell'intradosso sia il medesimo del
precedente, le difficoltà costruttive sono
alquanto ridimensionate dalla regolarità
della maglia. Anche in questo caso, co-
munque, si è provveduto all'opportuna
rettifica dei raggi di curvatura delle travi
secondarie e terziarie, che ci ha permesso
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una relati-
va semplicità
di produzione e
l'ammorbidimento dell'aspetto elicoida-
le del tavolato di controssoffitto all'ap-
prossimarsi del piede della struttura. In
questo caso la maggior cura si è dovuta
applicare allo studio del sistema statico.
La presenza di elevate sollecitazioni ester-
ne, dovute al vento sulle ampie superfici
delle finestrature, accomunate alla ne-
cessità di occultamento degli elementi di
controventatura ed
irrigidimento, hanno
reso necessario sin-
nergizzare i 3 sistemi
a 3 cerniere median-
te una doppia contro-
ventatura a sand-
wich, realizzata con
fasce preforate e ta-
volati nelle specchia-
ture di falda.
Matroneo, lucernai e
tiburietto
La struttura più sem-
plice è senza dubbio quella che copre il
Matroneo. È formata da soli archetti e pie-
dritti posati parallelamente ad intervalli re-
golari su una pianta di forma a parallelo-
gramma. Un elemento di colmo ed il tavolato
completano ed irrigidiscono il tutto. Anche
in questo caso l'unica difficoltà è rappresen-
tata dalla necessità di ottenere un andamen-
to elicoidale all'intradosso degli archetti
per assicurare al tavolato un appoggio pia-
no.
Molto complessa si presen-
terebbe invece la realizza-
zione di lucernai e tiburietto,
se non fosse per la loro esi-
gua dimensione che ne rende
semplice la rettifica.
Le poche righe precedenti
riassumono il risultato di 12
mesi di lavoro nel corso dei
quali sono stati affrontati e
risolti vari problemi di ap-
provvigionamento, conse-
gna, trasporto. Sono stati re-
datti disegni, fatte e scartate
ipotesi, trovato soluzioni intelligenti e
probabilmente perse di migliori.
Sono conscio che una descrizione sinte-
tica, quale è questa mia, che trascuri
tutto questo possa risultare di scarso
interesse, quando non risulti addirittu-
ra incomprensibile. Non può però esse-
re questo il contesto per l'approfondi-
mento. Lo scopo di questi articoli è solo
divulgativo, al lettore poi, se interessa-
to, l'analisi di quanto realmente si è
realizzato ".
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Sezione longitudinale
centro dell'invaso; espansione dentro cui
si è collocata l'area del presbiterio, con
l'altare ed il retrostante Coro dei Padri;
vero "cuore" liturgico dello spazio.
In termini di caratterizzazione interna la
nuova Basilica trova quindi un asse di
coordinamento liturgico spaziale e strut-
turale nell'area centrale, che ne spezza la
longitudinalità imposta dal sito. Su que-
sto "cuore" architettonico fiorisce il gran-
de tiburio triangolare a calotte rovesce,
sotto cui vive l'area presbiterale. Verso
questo polo di coordinamento architetto-
nico, accentuato in altezza dal fiorire ver-
ticale del tiburio, convergono le strutture
della copertura. Esse sono formate da cam-
pate di crociera con larghezza progressi-
vamente crescente, procedendo dall'in-
gresso verso il presbiterio e a larghezza
La facciata con il portale di ingresso principale
Particolare del portone d'ingresso
Prospetto frontale
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Il legno lamellare, per la sua
nuda semplicità che tanto si
addice allo stile francescano,
per quella sua connaturata
versatilità capace di disegnare
matericamente ogni tipo di
progetto, è stato scelto per
rivestire la copertura e per fare
da cornice naturale alle
vetrate artistiche del grande
maestro ungherese Heynal
calante dal presbiterio verso il fondo.
Su questo vero e proprio "cuore" liturgi-
co, converge a ventaglio l'assemblea,
che è organizzata radialmente intorno al
presbiterio ed al bema.
In termini di struttura architettonica la
Basilica è scandita da un doppio allinea-
mento di pilastri, allargantisi verso il
grande presbiterio; essi articolano la su-
perficie in un' area per lo spazio liturgico
e le fasce laterali demarcano lo scorri-
mento processionale.
La copertura dell'invaso è costituita da
un doppio sistema di crociere a nervature
incrociate, aperte tramite lunette sui lati
Sezione: a sinistra l'Aquedotto e la Fornace preesistenti; a
linea tratteggiata ilprofìlo delpreesistente terrapieno dell'orto
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esterni. La sequenza delle campate si
arresta al limite del presbiterio, da dove
emerge il tiburio. Questo elemento trian-
golare - una sorta di sistema di "vele",
formato a sua volta da tre volte triango-
lari rovesciate verso l'esterno atte a cap-
tare la luce, costituisce elemento cardi-
ne della composizione architettonica;
ne è evidenziazione volumetrica, ne è
accentuazione simboli-
ca, ne è luogo della fio-
ritura luminosa per tut-
to l'organismo sotto-
stante. La luce che pio-
ve dal cielo entro le tre
calotte viene da queste
riversata nella Basilica
a determinare una polarità luminosa prin-
cipale, tale da costituire il definitivo sor-
passamene della spazialità longitudina-
le. L'accentuata qualità luminosa che
cade sull'altare lo rende polo attrattore
verso cui converge il ventaglio dell'as-
semblea. La conformazione del tiburio
triangolare è tale da farne "faro di luce"
per lo spazio sacro. Esso non ha una
forma chiusa (né
teri" ed ai significati, implicati nello
specifico tema del Santuario di S. Fran-
cesco di Paola, si è strutturata su tre idee
archetipiche legate al Fondatore del San-
tuario. Una evocazione dell'archetipo
della terra, qui liberamente interpretato
nella scelta di interrare l'edificio nuovo,
in sintonia con il carattere del primitivo
insediamento di S. Francesco di Paola
che visse all'inizio, con i primi seguaci,
nelle grotte qui esistenti. Una evocazio-
ne dell'archetipo dell'acqua mare-nave-
vela, evocato dalla figura a nave del
nuovo edificio e da quella a vele del suo
tiburio, attraverso cui esso si lega ad un
evento della vita di S.Francesco: l'attra-
versamento miracoloso dello stretto di
Messina.
Una evocazione dell'archetipo del fuo-
co, affidata alla presenza della "Forna-
ce", legata ad un altro fatto miracoloso
di S. Francesco, ed incastonata sul fian-
co del nuovo complesso ed intorno a cui,
al di sopra della fiancata nuova, fiam-
meggiano le accentuazioni triangolari
delle lanterne illuminanti la navata mi-
nore.
di cupola, né di
tiburio, né di pri-
sma poligonale, o
simili), ma è co-
stituito da tre
grandi calotte as-
semblate in modo
da costituire una
geometria aperta
e ruotata verso
l'esterno a cattu-
rare il cielo e la
luce secondo le
tre principali direzioni del sito; verso la
Chiesa quattrocentesca, verso il piazzale
di ingresso, verso la collina. Quindi "faro"
non solo simbolico ma anche fisico del
nuovo sistema edilizio; vera e propria
chiave di volta di tutto l'organismo, sia
dal punto di vista espressivo, sia dal
punto di vista formale, sia dal punto di
vista liturgico e costruttivo.
La sintonizzazione dell'opera ai "carat-
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